La sconfitta dei laburisti in Gran Bretagna

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Le elezioni in Gran Bretagna hanno rappresentato non solo una sconfitta per Corbyn e il partito Laburista ma anche per quella sinistra che avevamo definito pesante.  Il risultato delle elezioni britanniche non fa altro che rispecchiare una tendenza evidente in tutti i paesi a democrazia matura e con uno sviluppo economico superiore. Corbyn aveva incarnato la speranza per la sinistra di poter cambiare il vento ed arrivare al potere senza snaturare i propri principi per inseguire gli elettori. Nonostante le divisioni interne, i risultati elettorali avevano in qualche maniera dato ragione a Corbyn fino al 10 dicembre dove il partito laburista ha subito una pesante sconfitta, anche se per la verità più in termini di seggi che per voti grazie al sistema elettorale maggioritario. Quali sono le ragioni di questa sconfitta?

La prima ragione è legata ai mutamenti culturaliche abbiamo evidenziato in precedenza. Il risultato in Gran Bretagna è l’ennesima conferma di come la cultura dominante che trasuda nei media e nei social formando il modo di pensare del presente si concilia male con la sinistra. Il programma di Corbyn aveva una visione collettiva a favori dei ceti meno ambienti. Temi come la difesa del sistema sanitario nazionale, fine dell’austerity, tassare i milionari e aiutare chi è indietro sono risultati indigesti ad un presente che esalta l’individuo. La lotta di classe è finita e l’hanno vinta coloro che sono al vertice della piramide sociale. In quel vertice ci sono pochi individui ma tutti pensano di essere li. Molti operai (blue collars) hanno infatti votato Tory anche nella cosiddetta cintura rossa fatta di miniere e industrie pesantemente ridimenzionate dalle politiche thatcheriane. Il grande successo del capitalismo moderno è stato quello di ridurre i conflitti sociali mentre le diseguaglianze aumentano. Come Picketty ha dimostrato, la disuguaglianza economica e tornato ai livelli anteriori al primo conflitto mondiale e il divario tra lavoro e rendita continua ad aumentare con poveri che rimangono poveri e ricchi che diventano sempre più ricchi grazie non al lavoro ma alla rendita ereditata. Nonostante la forte divisioni sociali, i conflitti sociali non sono cosi acuti come ci si aspetterebbe per diverse ragioni tra cui: mancanza di forme organizzate all’interno della società, azionariato diffuso che fa si che il piccolo possessore di azioni prenda le posizioni del grande speculatore finanziario, il migrante usato come minaccia alla propria posizione sociale e soprattutto la grossa bolla mediatica di esaltazione di valori legati al consumismo e alla riuscita sociale dove l’altro é visto come un ostacolo. Il miglioramento della propria posizione economica non passa piú dall’organizzazione collettiva tramite partiti e sindacati come nel passato ma attraverso la propria azione individuale e gli altri sono visti non come possibili alleati ma come ostacoli.  In questa maniera  non si è votato in base alla condizione economica e sociale attuale ma in base alle proprie aspirazioni. Le proprie difficoltà economiche non sono viste come conseguenza di un sistema truccato che penalizza chi lavora. Invece di cambiare il sistema, si vota per rafforzarlo perché si accetta passivamente come unico mondo possibile quello in cui ci troviamo.

La seconda ragione riguarda la comunicazione ma anche qui bisogna partire dalla questione sociale. Corbyn e il partito laburista (per lo meno prima di Blair) hanno sempre fatto appello a una classe sociale ben definita. La lotta di classe risultava da collante tra le diverse esigenze della società rendendo secondarie tutte le altre istanze. Una volta esaurita la spinta delle rivendicazioni sociali e con una società esplosa in termini di domande (ambiente, diritti delle minoranze, Europa, immigrati, diritti degli animali etc), la sinistra ha provato a dare una risposta a tutto creando divisioni senza un collante che tenga tutto insieme . Il partito conservatore ha puntato tutto sulla Brexit imponendo il tema nelle elezioni e usandolo come collante per rivolgersi ad un elettorato eterogeneo in termini di richieste. Il tema della Brexit ha infatti permesso di tenere insieme varie esigenze raccogliendo il voto degli operai cosi come dei finanzieri. Invece di avere un manifesto elettorale dettagliato che genera anche ostilità perché è difficile fare tutti contenti su tutto, Johnson ha puntato su un unico tema che trovava il favore e la determinazione ad andare a votare di una grossa fetta di elettorato. Tanta gente stanca di una discussione che dura da anni ha votato chi aveva un’idea chiara per porre fine a una diatriba infinita anche se sul tema della Brexit non aveva un’opinione precisa. Il tema della Brexit ha permesso anche di mettere tutto il resto in secondo piano mettendo fuori gioco la piattaforma elettorale dei laburisti. Anche chi era contrario all’austerity ha votato per i Tory convinto che la Brexit fosse il tema primario di queste elezioni. Il partito laburista, pur portando avanti molti più temi e per la verità anche più vicini alle esigenze della gente comune, ha fallito in quanto incapace di guidare il dibattito portato avanti dai conservatori che avevano puntando su un unico tema. La ragione principale del fallimento nella comunicazione è stato nel non essere riusciti ad imporre questi temi parlando di cose che alle persone risultavano poco importanti in quel momento. Una volta che il tema della Brexit si è imposto, il partito laburista non è stato in grado di dare una risposta chiara vacillando tra la richiesta di un secondo referendum e un accordo diverso con la UE. Un altro errore che riguarda la comunicazione è la maniera con cui il partito laburista é percepito, ovvero il partito degli operai. La classe operaia che forniva la base del voto laburista si è ristretta a causa della deindustrializzazione facendo mancare una base sociale solida di riferimento con aspirazioni maggioritarie. Chi ha un lavoro impiegatizio non vota per i laburisti per non ammettere a se stesso che fa parte di una classe sociale poco attraente soprattutto in un’epoca dove l’apparenza che regna sui social la fa da padrone. Se la lotta di classe è finita, allora vale la pena salire sul carro dei vincitori anche se il nostro posto sarebbe quello dei vinti. Chi invece naviga nella precarietà, nella disoccupazione o in settori poco sindacalizzati fatica a riconoscersi nel partito laburista visto come lontano a protezione di privileggiati..

La terza ragione riguarda la questione che l’antisemitismo ha giocato, non tanto per il sostegno degli ebrei ma soprattutto dell’aera liberal dell’elettorato. La questione è importante non solo da un punto di vista elettorale ma anche per capire come i social e i mass media riescano a distorcere il dibattito a favore della destra. Sicuramente ci sono degli antisemiti all’interno del partito laburista ma questo non giustifica i toni apocalittici usati dai media tanto da far percepire l’idea che gli ebrei britannici sarebbero stati in pericolo in caso di una vittoria laburista. Certamente Corbyn ha gestito la questione in maniera fallimentare ma non penso che lui sia antisemita anche alla luce del suo passato antirazzista. La ragione principale alla base di questa questione sta nell’incapacità di distinguere tra antisemitismo e critica allo stato d’Israele. Il partito laburista e lo stesso Corbyn hanno criticato le politiche d’Israele nei territori occupati ma questo non significa essere antisemiti. Ignorando questa distinzione, è stato facile per gli esperti della comunicazione conservatori far passare l’idea di Corbyn come antisemita e sminuire i temi effetivamente razzisti usati da Johnson e dai conservatori in precedenza. Quello dell’antisemitismo è solo un esempio di come sia semplice distorcere la realtá attraverso una comunicazione che sfrutta un elettorato sempre meno informato e soprattutto incapace di ragionare dopo anni di disastri nella scuola pubblica. Cosi difendere i migranti diventa antinazionale, difendere i diritti degli omosessuali diventa anti famiglia, difendere la laicità dello stato diventa anticristiano, difendere i diritti dei detenuti diventa proteggere la criminalità, essere europei diventa traditori della paria etc. Questo costringe la sinistra a dimenarsi su diversi temi, a spiegare ed elaborare con il risultato di apparire confusa e lontano dalle esigenze degli elettori che votano la destra moderna con un bagaglio ideologico minimo basato tutto sulla comunicazione. Questo diventa più semplice con i social dove la gente viene a contatto e condivide parole d’ordine (i cosiddetti meme) che permettono poca discussione. Cosi una bugia ripetuta diventa realtá e le questioni complesse vengono semplificate per essere usate dagli spin doctor e consumate da chi è in cerca di una comprensione della realtá. Proprio per il fatto che la sinistra non è in grado di imporre un unico tema come collante, la confusione su tanti temi aliena molti elettori. Nel caso specifico, la questione dell’antisemitismo ha alienato il voto di tanti moderati il cui essere anti razzisti costituisce una componente importante della propria identità. Questi non hanno votato forse il partito conservatore ma magari hanno votato altro (SNP o Liberaldemocratici) o non sono proprio andati a votare.

Per il partito laburista cosí come per tutta la sinistra si tratta di capire cosa fare. Nel lungo periodo certamente bisognerebbe puntare a cambiare la cultura dominante ma questo risulterà sempre difficile soprattutto in un’epoca dove la comunicazione è frammentata. Nel breve periodo però qualcosa si può fare. Oltre a scegliere un nuovo leader e avere una visione del paese condivisa, bisogna scegliere un tema forte dove la destra ha difficoltà e imporlo nel dibattito pubblico. Questo tema può nascondere le divisioni all’interno della sinistra, fornire un collante ai vari temi e permettere di andare oltre la propria classe di riferimento. Si tratta forse di fare più comunicazione che politica ma il ruolo della politica è sempre stato quello di sposare i mezzi con i fini.

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