Fake news: il perché del loro successo.

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Si fa un gran parlare di “Fake News” ovvero le notizie contenenti false informazioni o  parzialmente vere con dettagli omessi per dare una visione distorta a fini politici. Le fake news vengono accusate di cambiare i corsi politici e di essere una nuova arma geopolitica usata da paesi terzi per condizionare la vita politica di altri paesi. La disinformazione è sempre esistita ma ha acquisito un peso considerevole grazie a internet e ai social media dove ognuno può creare e far circolare all’infinito qualsiasi informazione vera, verosimile o palesemente falsa. Quando si discute di fake news lo si fa sempre da un punto di vista razionale. Alla base di questo modo di vedere le cose, l’elettore è sempre e totalmente un agente pensante che modifica il proprio pensiero, e di conseguenza il proprio voto, in base alle informazioni ricevute. Secondo questa prospettiva, le fake news mirerebbero a ingannare le persone facendogli cambiare opinione sulla base di informazioni false. Più semplicemente mirerebbero a cambiare la percezione della realtà fornendo una visione distorta creata ad arte attraverso informazioni false. Il dibattitto sull’immigrazione è forse l’esempio più palese dove la gente pensa che la percentuale di immigrati e islamici sia molto più alta della realtà. In alcuni casi le fake news hanno raggiunto risultati paradossali come evidenziato dal caso di Ebbw Vale in Galles che ha votato in massa per la Brexit per paura dei flussi migratori e contro un Europa che non ha fatto nulla per loro. Il paradosso? A parte la quasi totale mancanza di immigrati in questo paese, quello che sorprende è che abbiano votato per la Brexit nonostante i massici finanziamenti ricevuti dall’UE usati per la sua riconversione industriale. In altre parole hanno creduto più alle fake news che alla realtá circostante fatta da tante opere finanziati dall’UE.

Analizzare comunque le fake news solo da un punto di vista razionale produce una visione molto parziale del fenomeno. Come abbiamo visto in precedenza, l’elettore non è un essere puramente razionale ma le sue decisioni spesso e volentieri sono il frutto della sua sfera emotiva. Analizzare le fake news solo e soltanto da un punto di vista razionale non ci darebbe una visione corretta del fenomeno in quanto esse agiscono più a livello emotivo che razionale. Infatti, le fake news sono principalmente mirate a cambiare le emozioni delle persone e il cambio d’opinione è solo una conseguenza del primo cambiamento. Le fake news non hanno il fine di convincere le persone ma quello di cambiare la loro predisposizione emotiva nei confronti della realtà e questo le rende più insidiose e difficili da combattere. Sono create non per far pensare ma per scatenare una reazione impulsiva. Il fatto che le fake news tendono a giocare sulle emozioni delle persone è chiaro se si pensa al fatto che non si limitano a dare una semplice informazione ma hanno sempre l’obiettivo di far arrabbiare, indignare e disgustare chi le riceve. Vengono anche usate per cambiare in positivo la predisposizione emotiva verso un governo una volta al potere ma non sono cosi efficaci: un po’ perché la gente è disillusa nei confronti della politica, un po’ perché in una società dei consumi che crea infelici è più facile convogliare emozioni negative. Infatti una volta al potere, i politici continuano a usare fake news soprattutto per continuare a denigrare le opposizioni. Analizzare le fake news da un punto di vista emozionale ci può aiutare a comprendere meglio questo fenomeno e soprattutto il suo successo.

Perché siamo inondati da fake news e perché ne siamo tutti vittime? Troppo spesso ci si limita ad accusare l’ignoranza ma è una spiegazione troppo semplicistica che si ostina a vedere le fake news solo da un punto di vista razionale. Siamo tutti vittime delle fake news non importa il nostro grado d’istruzione perché le fake news non hanno bisogno neanche di essere credute per avere successo. Possiamo anche razionalmente e velocemente ignorarle ma se ci hanno fatto arrabbiare o indignare anche per un secondo (prima che intervenga la nostra parte razionale) hanno raggiunto il loro obiettivo. Quando veniamo bombardati da tante fake news e non abbiamo tempo per  fare il “fact cheking” o non sappiamo come farlo, piano piano le fake news cambiano la nostra predisposizione verso la realtá senza neanche ce ne rendiamo conto in quanto lavorano a livello emotivo. Possiamo ignorare la singola fake news a livello razionale ma la valanga di informazioni false ha tutto il tempo per cambiare le nostre emozioni perché alla fine la quantità schiaccia tutto il resto e si impone come verità.

Il cercare una risposta emotiva immediata è anche alla base della loro rapida diffusione. Il fatto di arrabbiare e indignare fa sì che la notizia venga immediatamente condivisa senza starci troppo a pensare. Da qui la facilitá con cui si moltiplicano sulla rete. Difficile anche cercare di contrastarle razionalmente. Il fact checking richiede tempo e non siamo specialisti di tutti i rami della conoscenza umana per permetterci sempre di scindere il falso dal vero, senza parlare delle fake news che parlano di fatti che sono accaduti che possono essere confermati solo da eventuali testimoni. Per fortuna ci sono anche siti che combattono le fake news ma, nonostante l’egregio lavoro fatto, sono dei Don Chisciotte contro i mulini a vento. Prima di tutto sono talmente tante che è difficile andare dietro ognuno di essa. Le fake news sono brevi, e quasi sempre si basano su immagini e titoli forti per attirare l’attenzione. Le spiegazioni richiedono argomentazioni che mal si conciliano con la scarsa propensione alla lettura dei tanti che usufruiscono dei social. Anche chi ama leggere, sui social preferisce informazioni facili da digerire perché i social non sono fatti per la riflessione ma principalmente per lo svago.

Contrastare le fake new richiede un amore per la verità che non tutti abbiamo e per lo meno non sempre lo abbiamo. Non importa quanto istruiti o oggettivi siamo, non siamo sempre interessati a conoscere la verità soprattutto quando la fake news rafforza le nostre opinioni. In questi casi evitiamo di controllare se le informazioni ricevute siano vere perché il fatto che confermi un nostro pregiudizio rafforza la sua veridicità. Anche se ci prendessimo la briga di controllare la veridicità di un qualcosa che si sposa con le nostre convinzioni,  il fact-checking viene preso per le pinze o immediatamente accusato di fake news a sua volta delegittimando la fonte. A nostra volta diventiamo dei piccoli Trump quando messi davanti a verità scomode appicicando l’etichetta di fake news a tutto quello che risulta non alineato con la nostra visione. Come precedentemente discusso, la verità ha perso la parvenza di oggettività in quanto un qualcosa diventa vero solo e soltanto se diventa utile per raggiungere un fine personale. Nel momento che una fake news conforta le nostre posizioni non obbligandoci a dolorosi cambiamenti d’opinione, l’accettiamo e non ci sforziamo di verificare l’attendibilità. Le fake news offrono un vasto campionario di attrezzi che se diligentemente usati, ci permettono di creare una percezione della realtà che ci fa comodo. Più intelligenti siamo, più cultura abbiamo, più siamo in grado di utilizzare le fake news a nostro favore facendole interagire e tirando conclusioni logiche basate su presupposti non corretti. Non ci si pone più nella posizione di interrogare la realtà per formare un’opinione ma si adotta il processo inverso: una volta che abbiamo un opinione andiamo a cercare gli elementi che confermano la nostra visione. Per questo motivo le fake news hanno successo: ci rassicurano, danno un ordine alla realtà circostante e la semplificano in maniera tale da essere facilmente digerita. Dietro ogni problema c’è un villano (immigrato, Soros, PD o UE) e basta combattere il villano per cui porto un odio feroce per risolvere il problema.

Le fake news ci mostrano un aspetto interessante dei nostri giorni che non vale solo per il mondo dell’informazione: la diminuzione del ruolo dello stato e delle forme organizzate della societá (partiti e sindacati prima di tutto) e della loro funzione di controllo dá maggiore responsabilità al singolo individuo che a sua volta si sente meno responsabile nei confronti della collettività a seguito di un cambio culturale che premia l’egoismo e il successo personale soprattutto da un punto di vista finanziario. Il neoliberismo ha ridotto il ruolo dello stato facendo appello alla responsabilità dell’individuo ma allo stesso tempo ha atomizzato la società cancellando le responsabilità degli individui verso la collettività attraverso  un appello al loro edonismo per tenere in piedi un sistema capitalistico basato sui consumi personali. Questo non è solo il frutto di politiche economiche o di un cosciente piano politico ma è anche frutto dei cambiamenti tecnologici che hanno reso l’individuo sempre più autosufficiente e sganciato dalla comunità. Le fake news mostrano forse più di altri campi questo paradosso e delle sue conseguenze. L’individuo non è solo responsabile come utilizzatore dell’informazione a cui è chiesto sempre un lavoro di controllo che non sempre avviene, ma puó diventare anche responsabile della produzione dell’informazione stessa. Internet ha permesso la frammentazione dell’informazione in quanto le informazioni non vengono da relativamente poche fonti come nel passato. Ognuno di noi può creare informazione. Se nel passato tutti coloro che fornivano informazione erano soggetti a una deontologia professionale e a vari controlli, oggi ognuno sulla rete risponde solo alla propria coscienza quando crea “informazione”. Ognuno di noi può creare false notizie e farle girare anche solo per divertimento, attraverso un meme per esempio. In un dibattitto politico dominato dall’identità senza ideologie, dove l’appartenenza politica e il successo di questa parte politica contribuiscono non solo alla formazione della propria identità personale ma alla costruzione della propria autostima, vi è un forte senso di partigianeria che spinge alla creazione di notizie false pur di vedere la propria parte politica vincere e rafforzare il proprio ego.

La tecnologia ha fatto passi da giganti ma l’uomo non si é evoluto di pari passo. Un sistema dove ognuno può creare informazione e ognuno è responsabile della consumazione di questa informazione, richiederebbe un uomo o donna sempre presente a se stesso con un alto senso etico e democratico. Ognuno di noi dovrebbe verificare le informazioni che riceve, ascoltare l’altra campana, condividere o creare informazione solo se sicuri della sua veridicità e con il solo scopo d’informare correttamente. La verità è che siamo molto lontani da questo ideale. Qui non si tratta di tornare ad un passato dove l’informazione è controllata dall’alto o l’instaurazione di controlli sulla rete come in Cina, ma se non vogliamo che il mondo dell’informazione degeneri e con essa la democrazia qualcosa va fatto. Certamente i social devono impegnarsi di più a eliminare pagine che hanno il solo scopo di diffondere informazioni false ma  questo non basta. I loro algoritmi non possono continuare ad essere un segreto. Forse sarebbe opportuno una discussione su come essi funzionano in maniera da penalizzare in qualche maniera chi usa i social in maniera scorretta. Un impregno maggiore da parte di scuola e politica é necessario. La scuola deve insegnare l’utilizzo del mezzo e rafforzando il senso critico degli studenti. I politici dovrebbero invece smetterla di usare fake news, di dare un tono indignato ai loro proclami e di usare il tribalismo per mantenere il consenso. In un sistema informativo dove ognuno è responsabile, o diventiamo tutti più responsabili oppure il sistema informativo è destinato a collassare e con essa la democrazia. Le fake news sono il sintomo di un malessere generale che rischia di diventare pericoloso se non lo si combatte in tempo.

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