Il contratto Lega-M5S come strumento di ricerca del consenso

 

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In un’epoca priva di contenuti e senza un’idea di futuro, la politica non può fare altro che ripiegarsi sulla personalizzazione, all’uso delle parole per vendere un qualcosa e la spettacolarizzazione di tutto quello che avviene sulla scena politica. La formazione di questo nuovo governo non si sottrae purtroppo a questa logica. Partiamo dall’uso del termine contratto (senza concentrarsi troppo sul fatto che sia molto generico e che non fornisce la maniera con cui finanziare le proposte contenute). L’idea che si vuol far passare è che sia vincolante e che le parti che firmano il contratto siano in qualche maniera costrette alla sua realizzazione. L’idea é quella del contratto firmato tra due privati, dove le parti si riservano il diritto di portare l’altra parte davanti ad un giudice se inadempiente. Questo non avviene in politica. Non puoi portare un partito politico davanti alla corte costituzionale, fargli pagare una multa o non farli partecipare alle prossime elezioni per sanzione l’inadempienza. L’unica sanzione è di natura politica ovvero la possibilità di ritirare la fiducia al governo. La sanzione politica è alla base di qualsiasi alleanza all’interno di un sistema politico pluripartitico, il prezzo da pagare se si rompono i patti. Nulla di nuovo sotto al cielo tranne l’uso a fini propagandistici (legittimo) del termine contratto per far passare l’idea di un qualcosa che non c’è e per non usare il termine alleanza perché entrambe le forze politiche coinvolte sono interessate a mantenere la propria “purezza” davanti a propri elettori. Se le cose si dovessero mettere male, possono sempre tornare dai propri elettori e accusare l’altra parte di aver rotto il contratto e che il governo era dettato dal senso di responsabilità che li ha costretti a trovare un’intesa con una forza rivale.

Passiamo alla votazione on line mettendo da parte le osservazioni del garante della privacy sulla piattaforma. L’dea alla base è lodevole: chiedere ai propri militanti di approvare un qualcosa deciso dai vertici del partito e spero che la politica vada sempre più in questa direzione anche se è tutto da capire come. Il problema è che la democrazia all’interno di un partito come la democrazia in generale non può limitarsi solo e soltanto al voto. Che senso ha organizzare il voto senza un minimo di discussione dove contrari e favorevoli possono discutere? Il voto è fatto tutto in un giorno e mi domando in quanti abbiano veramente letto l’intero documento. Anche la domanda sulla piattaforma Rousseau è posta in maniera da evitare un dibattito e per spingere verso il SI. La domanda è stata formulata nella maniera seguente “Approvi il contratto del governo del cambiamento?” . Naturale che uno voti si. In fondo chi è contro il cambiamento? A che é servito votare M5S se non per il cambiamento? In altre parole, la domanda non è neutra ma è una “loaded question” ovvero una domanda elaborata in maniera tale da stimolare una determinata risposta. Chi fa seriamente indagini di mercato conosce bene i pericoli di una domanda del genere all’interno di un questionario… oppure lo costruisce in maniera tale da influenzare i risultati. Se a questo aggiungiamo il fatto che si è votato senza nemmeno sapere chi avrebbe occupato il ruolo di Presidente del Consiglio si capisce che quel voto non ha nulla a che fare con la democrazia interna di una forza politica ma é uno strumento per rafforzare il consenso.

Senza un vero dibattito, alla fine ci si affida al proprio leader (personalizzazione) e si vota sulla fiducia che si ha in lui. Non a caso il voto online é stato introdotto da un video di Di Maio dove spiega le ragioni per cui votare un “SI” e su come quel contratto sia un successo senza che un’opinione contraria sia ascoltata. La personalizzazione e la seguente demagogia alla base di essa sono il pericolo di tutti i sistemi a democrazia diretta dove non esistono corpi intermedi che organizzano, conducono e animano il dibattito politico riducendo la democrazia a pura retorica. In Germania, i socialdemocratici hanno chiesto ai loro elettori di approvare la Große Koalition ma vi é stato un lungo e lacerante dibattito interno. L’accordo di coalizione fu firmato il 7 Febbraio mentre i militanti socialdemocratici hanno votato a Marzo. Il voto online cosi come è stato organizzato serve solamente alla spettacolarizzazione della politica con un obiettivo preciso: la “tribalizzazione” del consenso. Gli elettori vengono fidelizzati e ancorati ad un partito usando le dinamiche psicologiche di un gruppo. Creando un nemico (la Kasta), facendoli sentire speciali (siamo gli onesti e nel giusto) e coinvolgendoli attraverso queste operazioni in maniere da aumentare il sunk cost (tempo perso ed investimento emotivo). Bisogna ammetterlo, la Casaleggio ci sa fare. Non a caso si occupa di comunicazione.

 

 

 

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