La religione e’ l’oppio dei popoli…anche a Wall Street

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Con questa frase Marx criticava il cristianesimo come forma d’indottrinamento delle masse per tenerle sotto controllo. Perché oppio? Perché la religione cristiana e` basata su dogmi e come tutti i dogmi questi vanno accettati e non discussi. Tutto viene trasformato in un atto di fede, generando la passiva accettazione di quello che viene detto. Come l`oppio rende l`uomo inerme, cosi l’accettazione dei dogmi spegne la ragione e rende i fedeli passivi.

Non voglio parlare di religioni o di chiese, ma di ben altre religioni che non hanno nulla che fare con il metafisico ma con la vita di tutti i giorni. Mi riferisco a tutte quelle teorie politiche o economiche che tendono a rendere la gestione della cosa pubblica non più` un atto razionale, ma un atto di fede. La politica non e` messa a servizio delle persone ma alla realizzazione di una ideologia che diventa una nuova religione. Non importa che la realtà dimostri che quello che viene professato sia fallimentare, i fedeli verranno comunque ricompensati in futuro quando tutto sara` compiuto. Si spegne la ragione e l`onesta’ intellettuale, si interpreta e re-interpreta la realtà fino a che la realtà si sposi con la visione ideologica e non il contrario. I documentari tedeschi della seconda guerra mondiale hanno continuato a parlare di vittorie fino alla fine del Reich, ma mentre nel 40 le vittorie descritte erano grandi operazioni militari, nel 44 i documentari esaltavano la riconquista di qualche paese sconosciuto nelle pianure polacche ignorando il resto. Quando si e` accecati intellettualmente da ideologie, nel grande varietà della vita, non e` difficile trovare qualcosa che sposi la nostra visione e usare quel elemento per interpretare il resto.

Se nei decenni precedenti abbiamo visto crollare diverse religioni-politiche (dal “credere, obbedire e combattere” fino al “paradiso del proletariato” di sovietica memoria), in questi anni avremmo dovuto assistere alla fine della religione del libero mercato. Per anni, dai finanzieri di Wall street ai grandi economisti, hanno incensato il libero mercato con una fede cieca: perseguendo il proprio interesse personale, l’intera società ne avrebbe guadagnato. Lo stato veniva visto come il diavolo e non doveva intervenire a rovinare l`anima dei poveri fedeli del capitale. Non importa l’impatto sull’ambiente (il mercato correggerà tutto rendendo più` profittevoli le aziende “verdi”) o sull’occupazione (i disoccupati sono gente che non vuole lavorare…sic) quello che conta e’ lasciare la “mano invisibile” faccia il suo lavoro…… e cosi la mano invisibile ( senza un cervello razionale che la guidi) era diventata la mano sul grilletto della pistola puntata alla testa di chi l’aveva lasciata libera di fare quello che voleva.In un estremo atto di fede, la mano e’ stata libera di afferrare la pistola e puntare la canna alla tempia perché il mercato ha sempre ragione e il risultato sara` sempre un vantaggio per tutti. La pistola era il credito senza controllo che aveva prima messo in ginocchio il mondo finanziario e poi falcidiato l’economia reale.

Il problema in tutto questo non e` soltanto la cattiva gestione o l’applicazione di politiche economiche sbagliate. Il problema e` stato lo stesso di tutti i regimi autoritari: la mancanza di senso critico. Qualcuno aveva osato proporre una visione diversa ma e` stato confinato ai margini del dibattito e stigmatizzato sotto l`etichetta di “no global”. Questo ha lasciato non solo che gli errori venissero fatti ma anche che continuassero ad esistere. Non e` stato solo il fallimento di un modello di mercato ma e` stato qualcosa di piu` profondo che scuote la base delle nostre democrazie. All’alba della crisi si era invocato un intervento dello stato nell’economia per salvare la finanza e con essa l’economia. Tutti sembravano aver riscoperto il ruolo dello stato in economia e i limiti della mano invisibile. Il dogma del libero mercato che porta vantaggi a tutti sembrava finalmente infranto. Come si puo’ dimenticare la famosa copertina di Newsweek “We are all socialist now” .

Certamente non eravamo sul punto di trasformare le nostre economie in economie pianificate (per fortuna) ma sembrava finalmente possibile aprire una discussione prendendo in considerazione altri modi di organizzare la vita economica. Sembrava finalmente che politici, accademici e tutti gli attori economici stessero imparando dai propri errori. Invece a distanza di pochissimi anni e con la crisi ancora in corso, quel impeto si e’ fermato ed e’ stato usato solo per salvare i soliti noti che si ricordano di essere socialisti solo quando c’e’ da condividere i danni. Nessun serio tentativo e’ stato fatto per cambiare le regole alla base dell’Euro trasformando la BCE in una vera banca centrale, nessun aumento significativo degli investimenti statali mentre le garanzie del mondo del lavoro si assottigliano sempre piu’. La Germania sembra pronta ad accettare l’uscita della Grecia dall’Euro invece di mettere in discussione le sue regole, mentre la discussione sul trattato di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti d’America (TTIP) va avanti come nulla fosse. La droga del libero mercato va piu’ forte che mai tra chi dirige le nostre vite con la la passiva accettazione dei suoi dogmi.

Se i mezzi d’informazione, l’educazione e tutti gli strumenti che formano l’opinione pubblica sono lasciati sotto il controllo di poche persone, il libero mercato rischia di essere non solo il nuovo oppio dei popoli ma anche il veleno. Questo crisi non sara’ solo un altro 1929 ma il preludio di ben altre sciagure.

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